PUNTI DI VISTA | FÄK FEK FIK

Due punti di vista under 30:

Fäk Fek Fik si riallaccia a Werner Schwab per proseguire nel ritratto di un desolante deterioramento, tuttavia introdotto e percorso, come da un brivido, da una tensione verso una qualche speranza spirituale, un po’ sadica, un po’ kitsch. L’intreccio delle storie delle tre protagoniste è tanto serrato e vertiginoso da perdere di vista la narratività e diventare a tratti indecifrabile; attraverso un lavoro corale e attoriale intenso, comunque, tutte e tre catalogano i soprusi subiti e dipingono a colori vividi l’ebbrezza derivata dal degradarsi. Appaiono come giovani donne-superstiti in un mondo disumanizzato, fitto di nomi di prodotti più che di persone; a questo mondo tuttavia non si sottraggono, anzi si impegnano fino a logorarsi nel lavoro già troppo faticoso di essere una cosa, o di non essere quasi nulla.

 Anna Cingi, giovane critica, 23 anni, Reggio Emilia

 

Un testo ironico e sfacciatamente realista, risultato di un approccio alla scrittura attento e laborioso; una scrittura non solo testuale ma scenica, performativa, musicale, che vede sì la presenza di una direzione nella persona di Dante Antonelli, ma ha implicato l’instaurarsi di una solidissima intesa professionale tra tutte le figure, dal sound designer e deejay Samovar alle attrici, e naturalmente, al regista stesso.Il prodotto di questo lavoro collettivo è senza dubbio uno spettacolo godibile, che pur avendo come punto di partenza l’universo preesistente di Werner Schwab, ne coglie lo spirito per poi dire altro, in modo efficace: nonostante l’apparente mancanza di relazione tra i personaggi, la frammentarietà dei quadri, organici e forti come esplosioni di colore su fondo bianco, questi ritratti di umana bassezza e infelicità, di coraggio e depressione, euforia e ambizione, rappresentano emozioni portate all’eccesso, temi che restano universali persino, o forse soprattutto, nel loro parossismo.

Renata Savo, giovane critica, 27 anni, Roma