Erinni o del rimorso

ven. 22 / 7 / 2016
ore 19.00

Erinni o del rimorso
Ortika

Le Erinni, figure mitologiche della vendetta, perseguitano chi si macchia di un delitto contro il proprio sangue fino a farlo impazzire. Immaginiamo le Erinni oggi e pensiamo al rimorso, a ciò che letteralmente ci “mangia dentro”. Il mostro che divora, e che a volte c’inghiotte, non siamo altro che noi stesse. La Cosa Brutta (David Foster Wallace) si innesca quando smetti di alimentare un talento, quando rinunci a qualcosa che hai desiderato una vita intera. Una ragazza ha deciso di farla finita con il susseguirsi di giorni in cui non si riconosce più. Oltrepassa la soglia del coraggio e discende nel luogo più buio della nostra contemporaneità. Tenta il suicidio. Comincia un viaggio dentro se stessa, dove incontra la sua Ombra alla ricerca di una possibile integrazione. O di una rivoluzione.

Le Erinni nella mitologia sono maledizioni che – simili a bestie feroci – si scagliano contro il colpevole inseguendolo fino a farlo impazzire. Oggi in noi il meccanismo della colpa è introiettato e i mostri che ci “ri-mordono” – con il rischio di derive psicotiche – li coltiviamo dentro di noi. Ecco la chiave per analizzare i sintomi della depressione, o più sottilmente quel processo di imputridimento dei giorni che s’innesca quando smetti di fare ciò che ami, quando rinunci a qualcosa che hai desiderato profondamente. Nella nostra storia la Cosa Brutta emerge quando la protagonista smette di alimentare il suo talento artistico e ripiega sulla sicurezza di un impiego mediocre. L’assillo è “prima o poi bisogna crescere, sistemarsi” ma presto si accorge che la sua esistenza si è trasformata in una morte in vita.

Nella contemporaneità spietata di un paese come il nostro, in cui è così difficile coltivare e difendere il proprio lavoro, questo “ripiegarsi”, questo abdicare senza condizioni e il suo corollario di conseguenze – anche patologiche – sono dietro l’angolo per tutti. Su questa soglia si apre il racconto di Erinni, sul bilico di un inghiottitoio dal collo stretto, nel punto di rottura, dove la protagonista della nostra storia ha deciso di farla finita. Ripercorrendo le tappe di un “viaggio notturno in mare” (Jung), la ragazza discende nel suo “dentro” . Il teatro allucinato di questo corpo a corpo con il suo inconscio rimosso è una “Crociera di rieducazione al successo” in cui la trascina la sua coach motivazionale.

I colori degli scritti di David Foster Wallace sulla Cosa Brutta, le interviste ad alcune persone che hanno attraversato la depressione e la suggestione degli studi alchemici di Jung sono i bacini drammaturgici confluiti nel testo originale. Abbiamo raccolto alcune testimonianze sulla malattia e le abbiamo filtrate attraverso le atmosfere di DFW per costruire una narrazione cinica e paradossalmente divertente sulla depressione e sul suo possibile superamento. Il lavoro delle due interpreti, attraverso il canto, la parola e il corpo, è basato su una compresenza ambigua, specchio di un io diviso. La luce disegna gli scenari onirici e psichedelici della narrazione. Il ronzio delle Erinni insegue le ragazze anche dentro al buio.

regia Alice Conti
con Alice Conti, Veronica Lucchesi
disegno luci Alice Colla
maschere Greta Canalis
scrittrice Chiara Zingariello