“This is the only level” di Amor Vacui
Otto punti di vista under 30:
«Uno spettacolo postmoderno in cui il mondo del lavoro è un videogame – non è la realtà, però è la nostra realtà di giovani al tempo della crisi. La missione del protagonista è sopravvivere in questo contesto fino all’inevitabile Game Over, in un’inesorabile oscillazione tra la finzione del ludus elettronico e l’illusione della realizzazione personale, del passaggio di livello.
L’onirico e speranzoso finale propone una soluzione a questo loop paralizzante: la cosa veramente necessaria non è giocare quanto mettersi in gioco. E la compagnia Amor Vacui ha raccolto la sfida con entusiasmo e capacità».
Giulio Bellotto, giovane critico, 21 anni, Milano
«Compagnia Amor Vacui dal teatro passa al mercato dei videogame e ci propone This is the only level: Super Mario, Tekken III e Pacman in azienda. Il giovane lavoratore è solo una pedina che tra prove da superare, nemici da affrontare, competenze da acquisire tenta di passare al livello successivo; non si fa domande, non prende in mano la situazione. Se la drammaturgia forse è ancora un po’ acerba – manca un finale incisivo -, spiccano invece le capacità attoriali. La compagnia ha tutti i presupposti per passare al prossimo livello, senza essere però delle semplici pedine».
Alessia Calzolari, giovane critica, 28 anni, Milano
«A metà tra Proudhon e Tetris, il viaggio del nostro eroe contemporaneo conduce in un labirinto lavorativo dove vengono svelati, di quadro in quadro, verità e menzogne esibite e taciute di un videogioco chiamato realtà. Una settimana lavorativa diventa così la sintesi di un tempo, di un’epoca in cui, una volta finiti i gettoni, non vengono dispensati più aiuti. Nemmeno la combinazione ctr+alt+canc può salvare, la crisi è crisi e il castello di carte mostra tutta la sua fragilità. Riferimenti colti da apprezzare, non da ultimo il sigillo sonoro di Avicii, Levels. Uno spettacolo di giovani che parla di giovani e lo fa con cognizione di causa».
Stefano Cangiano, giovane critico, 26 anni, Napoli
«Benvenuto nel mondo del lavoro: con Amor Vacui sprofondiamo in una gara a consumare i propri nervi senza investire entusiasmo. È una corsa a non aderire a se stessi, a spendersi per potersi spendere sempre di più. La cifra stilizzata del videogame dà allo spettacolo un’ironia straniante e annulla il climax in una struttura di loop; questa si ripercuote però sulla liberazione finale che rimane un po’ abbozzata».
Anna Cingi, giovane critica, 22 anni, Reggio Emilia
«In un mondo che è un videogioco, la vita diventa un’eterna corsa ad ostacoli-livelli tutti terribilmente uguali. Ogni gesto è un comando da apprendere, ogni conquista una moneta che si aggiunge. Non c’è spontaneità, non c’è via di uscita. Solo livelli da superare e capacità da accumulare come punti di un videogame. È questo che ci racconta This is the only level. Con un linguaggio accattivante e un’ironia sottile, ci scaraventa nella realtà contemporanea di un mondo del lavoro spietato e a-critico. Qualche dubbio sul finale, che rivoluziona il pessimismo ma risulta forse un po’ buonista».
Silvia Ferrari, giovane critica, 28 anni, Vicenza
«Lavorare è visto come un gioco ad ostacoli in cui l’accedere ad abilità o il solo acquisire informazioni richiede un esoso pagamento in monete. La freschezza dell’idea e la realizzazione super pop della vita come videogioco, rendono lo spettacolo divertente ma ironico, sottolineando la frustrazione di fronte alla società moderna che richiede meno individualità e più sottomissione, rischiando così un’implosione in se stessa da cui solo con una nuova consapevolezza si può auspicare una ricostruzione».
Chiara Girardi, giovane critica, 23 anni, Roma
«Una drammaturgia ironica ed intelligente, tre interpreti brillanti in azione su una scena di scatole sovrapposte che rimanda all’universo dei videogiochi anni ’90, per affrontare il dramma “a stazioni”, o meglio, a livelli, dell’ingresso – e della stasi accidentata – nel mondo del lavoro, con le sue assurde leggi, i suoi demenziali “requisiti necessari”, le sue ridicole parole d’ordine e sue reiterate ingiustizie. Uno svagato gioco al massacro in cui l’esistenza non approda ad altro esito che la frustrazione. Riflessione amara, e a tratti ancora un poco acerba e con alcuni spunti da sviluppare di più e meglio (il finale, per esempio), su un tema decisamente under 30 ed un po’ pop».
Giulia Morelli, giovane critica, 28 anni, Parma
«Dentro la cornice dinamica e sovraesposta del videogame, si staglia la vicenda di Amor Vacui che, con sguardo ironico, descrive le peripezie di un giovane precario degli anni 2000. Buona l’intuizione alla base, necessita di un ispessimento della ricerca stilistica tale da non scivolare in risoluzioni dalla fibra fragile».
Giulia Muroni, giovane critica, 23 anni, Cagliari