PUNTI DI VISTA | BAMBOLINA
Quattro punti di vista under 30:
Degrado e svolta in uno dei tanti universi possibili in una Napoli dai mille colori: luci e ombre compongono tanto la parte tecnica quanto quella concettuale di Bambolina, uno spettacolo al contempo estenuante e godibile.
L’asse verticale su cui la scena è costruita armonizza la pesantezza dell’oggettistica più quotidiana con la pericolosa levità della “robba”, palloncini di sballo idealizzato che decorano il palco e costituiscono il motore primo della scena. Ciò si rispecchia in pieno nel ritmo continuamente altalenante tra picchi di tensione e momenti di down che rendono questa rivisitazione pop del classico partenopeo “Issa, essa o’ Malamente” al contempo interessante e faticoso, complice anche lo scarto linguistico. Elementi che comunque rendono efficacemente un’atmosfera, una società tratteggiata attraverso personaggi e situazioni stereotipiche, che tuttavia hanno ancora molto da dire.
Giulio Bellotto, giovane critico, 21 anni, Milano
Bambolina raccoglie l’eredità della sceneggiata napoletana, con il suo triangolo stilizzato (isso, essa, o’malamente) declinato nelle figure di un piccolo spacciatore, una ragazza ingenua e non avvezza alla città e un poliziotto corrotto. I toni pop e lo spiccato patetismo non contraddicono questa tradizione di intrattenimento umile, ma la cifra dialettale molto forte spesso sottrae i dialoghi alla piena comprensione del pubblico. Ne risulta un impasto narrativo greve; su questo sfondo prendono luce alcuni momenti felicemente orchestrati, ai quali contribuisce l’uso metaforico di un pantheon di oggetti quotidiani che si sottraggono allo spazio realistico e ben definito per simbolizzare la violenza appena prima che la si espliciti. Un cambio di direzione finale tenta di riscattare la brutalità del racconto, che ci rimane invece ben attaccata addosso.
Anna Cingi, giovane critica, 23 anni, Reggio Emilia
Droga o Bambolina?
Una lotta di sopravvivenza ambientata a Napoli dove vige la legge del più prepotente e dove tutto è appeso a un filo: un telefono, una bottiglia, una radio, una borsa. I personaggi di una commedia pop dalle sfumature da cinema noir si trovano a dover scegliere tra l’amore e la droga: optare per la salvezza o cadere nel baratro di un’esistenza ridotta a vizio, fallimenti e meschinità? Una partitura musicale di synth distorti contribuisce a ricostruire un’atmosfera confusa dove il confine tra i dialoghi in dialetto napoletano e l’elemento sonoro diventa sottile.
Bambolina è uno spettacolo che ha sapore di vita: tra sogni infranti e relazioni sofferte, soltanto chi riuscirà a scegliere l’amore per se stesso potrà amare gli altri.
Lavinia Morisco, giovane critica, 29 anni, Bologna
Non tutto ciò che è pop “scoppietta”, ma in Bambolina di Cerbero Teatro gli scoppi ci sono: sono scoppi di palloncini bianchi, e dettano i ritmi di un’aggressiva e arrogante fisicità da scenario gomorresco (persino l’esoticità del nome della protagonista femminile, Nicole, ricorda la sensualità della Noemi amata a scopi di potere da Genny Savastano).
Sullo sfondo, infatti, gli immaginari napoletani che ben conosciamo: la cocaina, le violenze, il potere erotico della “femmina” (e “truzza”), le canzoni neomelodiche.
Una scena icastica, un’interpretazione perfettamente calzante (forse troppo, considerata la non “napoletanità” del pubblico). Un testo, in sostanza, senza troppe pretese – e con finale posticipato.
Renata Savo, giovane critica, 27 anni, Roma