Erinni O del Rimorso | Intervista
Erinni O del Rimorso
del gruppo teatrale ORTIKA
Il primo spettacolo in concorso a Direction Under 30 2016 è Erinni O del Rimorso del gruppo teatrale nomade Ortika composto da Alice Conti ideatrice, regista e performer, Chiara Zingariello scrittrice e antropologa, Alice Colla disegnatrice luce, Eleonora Duse costumista, Greta Canalis restauratrice di bambole e Valeria Zecchinato.
Rispondono alle domande Alice Conti e Alice Colla.
Le Erinni O del Rimorso è un lavoro complesso che parte da lontano. Quali e quanti sono stati gli step intermedi che hanno portato alla versione dello spettacolo che abbiamo visto e come il confronto con il pubblico ha influenzato il vostro lavoro?
Il progetto appartiene a un magma primordiale. È il primo lavoro che ho pensato di fare ancora prima che nascesse il gruppo Ortika.
Il primissimo materiale risale a 10 anni fa, era un esperimento in cui avevo musicato per 4 voci femminili i “canti al morto”, un repertorio corale della tradizione popolare, che venivano fatti per veglie funebri. Li ho incontrati come testo, per me sono risultati molto interessanti perché aprivano immaginari macabri, da favola nera, grazie alla presenza di animali che accompagnano l’anima del morto nel suo ultimo viaggio. Lo spettacolo nasce dalla volontà di mettere in scena proprio quel viaggio che, tradotto in maniera più contemporanea, più quotidiana, è diventato la morte in vita: la depressione. Tutto è poi andato verso questa direzione.
Dopo una prima residenza di una settimana a Torino alla Cavallerizza Reale Liberata, io e Veronica siamo andate in scena, Alice già curava la scenografia, gli oggetti e le maschere erano a cura di Greta e Chiara stava già lavorando al testo. Il primo risultato si avvicinava più ad una performance che ad uno spettacolo. L’idea era portare fisicamente il pubblico attraverso un viaggio nei luoghi abbandonati della Cavallerizza. Lo spettacolo voleva essere un percorso verso un buio interiore, verso non si sa bene che cosa. Nella Cavallerizza, in una stanza, abbiamo trovato una vasca, oggetto che da subito ci ha colpite, che abbiamo preso, che abbiamo portato nello spettacolo e che è diventato un simbolo.
Nello spettacolo il viaggio è specifico: si tratta di una crociera. Da dove parte questa idea? Inoltre per costruire lo spettacolo partite da due punti, una necessità interna, qualcosa che avete vissuto e da un riscontro del mondo attraverso le interviste.
L’idea di collocare lo spettacolo in una crociera è arrivata durante la nostra seconda residenza, avvenuta al Teatro Rossi Aperto di Pisa, una cornice bellissima, un posto magico che ha nutrito l’immaginario che già andava completandosi.
Mentre per quanto riguarda la costruzione drammaturgica dello spettacolo, iniziamo ad informarci e approfondire l’argomento tramite interviste specifiche. Abbiamo cercato storie di malattia, di dissociazione, storie di chi ha attraversato e attraversa la depressione. Abbiamo capito quasi subito che c’era bisogno di un filtro per parlare della malattia che è considerata un tabù. La svolta è arrivata incontrando la scrittura di David Foster Wallace che, nei suoi testi, parla spesso della Cosa Brutta. Lui è poi morto suicida nel 2008 e la depressione è una questione che ha conosciuto profondamente e in prima persona. Nel suo testo “Una cosa divertente che non farò mai più” descrive una crociera extra lusso nella quale lui partecipava da osservatore. Il testo apre spaccati divertentissimi, si vede come lui si colloca all’interno in questa crociera. Da questo testo è nato il personaggio di Lisa di Erinni che dentro la crociera è una nave bianca che attraversa il mare. La crociera è una gigante macchina di decomposizione, di morte, appena c’è una macchiolina, un po’ di sporco, viene subito pulita: è la negazione della malattia e della morte. David Foster Wallace ci ha suggerito la chiave per parlare di questi temi: la forma tragicomica.
A Torino grazie al Teatro della Caduta, produttore dello spettacolo, abbiamo portato a termine le prove e lo spettacolo.
E tecnicamente da cosa si parte per costruire un lavoro come Erinni?
Quando arriviamo in sala prove c’è già tanto materiale e una struttura già creata grazie a ricerche, letture, discorsi. In prova sono tantissime le suggestioni, poi grazie a improvvisazioni e approfondimenti si sviluppano i temi condivisi da tutti.
Da dove derivano i due personaggi sulla scena? Qual è l’immaginario che li ha creati?
I due personaggi sono Lisa e Lisa nera. L’idea era di creare due entità, io e ombra, la mente e la pancia, il desiderio e il censore, coppie archetipiche, aspetti di una stessa personalità. Il personaggio di Lisa nera è ispirato a una persona che ho conosciuto che ad un certo punto ha smesso di cercare di fare l’artista, ha smesso di cercare di realizzare il suo desiderio. Si è trovato un lavoro. Ho visto questa persona entrare in una fase molto scura della sua esistenza, manifestava sintomi, specchio di una lotta interiore, ha sviluppato un conflitto che fa inciampare. Ero curiosa di mettere in scena questo. Lisa e Lisa nera sono facce della stessa medaglia, la parte razionale e quella irrazionale che creano cortocircuito. Lisa nera nell’immaginario della crociera è automaticamente diventata capitano di nave e poi abbiamo aggiunto la figura professionale del self coach dalla quale abbiamo mutuato cose divertenti, rubati dalla realtà.
Come hai impostato la voce per il personaggio di Lisa nera e le sequenze di movimento per Lisa?
La prima coreografia è la prima prova da superare di Lisa, poi si susseguono vari esercizi che fanno sempre parte del mondo del coaching e che fanno evolvere il suo personaggio. La coreografia fa piombare Lisa nell’inferno, come la legge del contrappasso.
Anche Lisa nera si trasforma, manifestando tante sfaccettature di una personalità multipla.
Le Erinni sono personaggi mitologici che perseguitano chi si macchia di omicidio all’interno del nucleo familiare, come mai avete scelto loro come rifermento mitico?
All’origine volevo fare uno spettacolo su di loro, bestie feroci che si fanno bandiera del rimorso e spingono alla vendetta. La vendetta di cui parlo è quella più tremenda, quella contro se stessi. Le Erinni mitologiche inseguono, noi abbiamo tradotto questa cosa in un inseguimento interiore. È il mostro che ti morde dentro, il buco nero che è la depressione.
L’intervista è a cura di Clizia Riva e Giulio Bellotto.