Padus
Chissà cosa pensano i vecchi quando scendono al Po scavalcando argini e macchine frettolose, barcollando sulle loro biciclette, allargando le ginocchia per mostrare fiere pinguitudini e rallentare ancora un poco. Li trovi lì ad ogni ora, all’alba, all’ora media, all’ora dei vespri e della compieta. Non so proprio dirlo. So solo, all’incirca, quello che penso io.
le nuvole si spostano
in fiumi e pozzanghere
e solo per essi
non esistono rivieraschi atei
nello specchio Tuo solo leggiamo
i movimenti del cielo
fiume di tante acque
acqua di tanti fiumi
sintesi delle terre dei Tuoi affluenti
i Tuoi vorticosi tranelli
catturino la mia mente
precipitandola al fondo
argilloso
di tutte le cose
non temo di arenarmi in dune sabbiose
sosterò quanto serve
avvolgendole a vuoto
leggere fino all’ultima pagina
sentire fino all’ultimo atto
mi attraversi il pesce gatto,
l’anguilla, il luccio, il siluro
nel lasciarmi fluire
comprenderò il cielo
trasporterò la mia parte di sassi
strariperò nell’abbondanza
ricavando il mio letto
in terre sconosciute
e gli abitanti impauriti dovranno
ricordare come inerpicarsi
su granai, campanili, tralicci
o imparare a nuotare
irrigherò i campi a valle
dei dialetti a monte
insenerò parole antiche
nei nuovi paesaggi
mutandone accenti
e segni
fiume di tante acque
acqua di tanti fiumi
mosaico rifratto di ogni Tuo cielo
che io possa conoscere la Tua velocità
la Tua fede liquida che porta a sperare
di ricongiungersi
in un poi
al mare
BB