Aronne Dell’Oro Trio
Aronne Dell’Oro Trio
in concerto
a Lingua Spagna
La musica di Aronne Dell’oro affonda le sue radici nelle campagne salentine, nelle millenarie tradizioni del mediterraneo e si fonde con la magia del folk di Nick Drake e Tim Buckley.
Dopo aver percorso l’Europa suonando, collaborando e sperimentando vari generi musicali (etno-jazz, folk-blues, classica indiana, psichedelia), Aronne Dell’Oro reinventa ancora una volta il suo bagaglio di canti tradizionali ed antichi con la complicità di Thomas Lamprecht e Nico Platter: una libera esplorazione per voce, corde e tamburi, di intense ballate fuori dal tempo.
voce, chitarra acustica e tamburello Aronne Dell’Oro
liuto arabo e chitarra classica Thomas Lamprecht
percussioni, melodica e voce Nico Platter
Appunti sul paesaggio:
Punta Spagni
Punta Spagni, Lingua Spagna, ai Sabi, tanti nomi per una luogo particolare dove confluiscono due corsi d’acqua provenienti uno da est e l’altro da ovest di Reggio Emilia: Il canalazzo Tassone e il torrente Crostolo.
I rii si creavano alvei erranti a loro necessità e gli uomini si facevano guerra per avere o per allontanare o per domare o per navigare l’acqua, questa stagnava nella vasta palude di Gambararia ossia di Camporaniero ossia di Santa Vittoria. Finché nel 1565 Cornelio Bentivoglio incanalò le insensibili acque tra alti argini dal Ponte Forca uno e da Camporanieri l’altro unendole in unico corso nella Fossa di Roncaglio ossia Crostolo verso il Po. Nacque così la Punta Spagni. Cornelio fece erigere il Ponte delle Portine sul Crostolo, il Ponte del Magnano sul Tassone e un corto argine traverso a sud che isolava la lunga e stretta Lingua Spagna.
Il 21 luglio 1702, durante la guerra per la successione alla corona reale di Spagna, quindi anche imperiale, la Lingua fu stimata idonea per disporre un accampamento di soldati tedeschi, mentre aspettavano di scontrarsi con gli spagnoli e francesi tra Luzzara e Guastalla.
Il 26 luglio 1702, passata la mezzanotte, arrivarono sull’argine i franco-spagnoli e come un temporale notturno d’estate, il tuono di un cannone, i lampi della polvere nera incendiata nei fucili ad avancarica e le saette delle spade, sbigottirono gli assonnati soldati imperiali tedeschi e fu orrenda mischia, urla di irruzione, lamenti di dolore, nitriti di cavalli feriti e sguazzi di braccia nelle corazze inghiottite dalle acque torbide e ormai rossastre. Fu strage. 500 fra uomini e cavalli non videro l’alba e la rugiada si condensò sui loro corpi sfregiati d’angoscia. Il Re di Spagna Filippo V giunse a S. Vittoria per complimentarsi con i suoi.
100 anni dopo, Ai Sabi si popolarono di piccole casette dove abitavano decine di Casanti, braccianti nelle terre oltre torrenti. Dalla strada trafficata Reggio-Gualtieri, dal centro abitato sospeso sugli argini, rumoroso, attivo e denso, occorre attraversare un ponte e percorrere un breve ma stretto argine, come un cavaliere della tavola rotonda, per entrare in questo luogo onirico dove i fiumi si confondono e i pioppi bianchi si baciano.
Gianluca Torelli