Chi ama brucia
dom. 4 / 10 / 2014
ore 21.30
Chi ama brucia
Discorsi al limite della frontiera
Compagna Ortika
Da qui. Da un paesaggio che ci battezza. Dalla città fantasma, dentro la città reale. Dal C.I.E. — Centro di Identificazione ed Espulsione per stranieri. In Italia, mezzo milione di persone vi sono passibili di internamento fino a 18 mesi. I clandestini, una categoria che questo luogo serve a creare e che non esiste se non in relazione a questo luogo. C’è un destino nell’assegnazione di uno spazio: cosi il Campo crea e rinomina, attraverso le sbarre, i corpi delle persone che confina.
La Crocerossina, in uniforme d’accoglienza, ci guida dentro il suo campo da gioco, danza paternalista i turni, canta chiusa in ufficio, dalla radio le voci dei prigionieri. Un viaggio dentro il Campo, le sue regole e il suo linguaggio orwelliano. Uno sguardo ravvicinato e miope sull’altro. Il Campo introduce nello spazio civile della città un’eccezione inquietante e antica: le persone vi sono recluse non per qualcosa che hanno fatto ma per qualcosa che sono.
“Si tratta di cittadini stranieri che non hanno un documento di soggiorno valido; questa irregolarità amministrativa per la legge italiana può imporre una detenzione fino a un anno e mezzo in un campo in attesa dell’identificazione e dell’espulsione. Il Campo è una struttura para-carceraria che però non è sottoposta alle leggi della città né alle garanzie del carcere perché è stato costruito per far fronte ad un’emergenza e viene gestito sotto l’egida dell’accoglienza. Inoltre è stato pensato per ospitare una ben precisa categoria di persone — i clandestini — che non esiste se non in relazione a questo luogo, una categoria di persone che proprio il Campo — questa la tesi della ricerca — serve a creare. Si tratta di un luogo chiuso, segreto e separato, dentro cui si realizza un disciplinamento che passa attraverso la scomparsa del capo dei migranti, dal visibile e dal sociale. È un luogo che si vuole rimuovere dal panorama e censurare dai discorsi pubblici — il linguaggio che lo riguarda dipinge un mondo alla rovescia dove tutto e il contrario di tutto, un universo che chiama i detenuti Ospiti e le celle Stanze d’albergo — e che ho tentato di ricostruire e immaginare, sulla base dei racconti di chi lo ha vissuto”.
Alice Conti
ideazione e regia Alice Conti
testo Chiara Zingariello
drammaturgia Alice Conti, Chiara Zingariello
disegno luci, audio, scene e grafica Alice Colla
costumi Eleonora Duse
assistente di produzione Valeria Zecchinato
in scena Alice Conti
con la complicità di Spazio Off Trento