L’Amantide – Love Macht Frei
ven. 24 / 7 / 2015
ore 21.30
L’Amantide – Love Macht Frei
Malabranca Teatro
Due sposi freschi di “sì” e tutta una vita davanti. Insieme, inesorabilmente. Nel bene e nel male, in ricchezza e in povertà, in salute e in malattia. Un sogno che si corona di spine, una vita di coppia che si rivela condanna per un marito devoto ad una moglie “capricciosa”, in cui l’amore diventa possesso e il possesso ricatto. Una parabola amara e surreale della vita coniugale intesa come gioco morboso, in cui amare significa dominare. Forsennatamente. Instancabilmente.
Love Macht Frei. “L’amore rende liberi” è il motto che, quasi fosse uno specchietto per allodole, potrebbe accoglierci all’ingresso del nido d’amore di Glauco e Romana, i due sposi protagonisti de “La moglie a cavallo”, opera surreale e grottesca scritta dalla sapiente penna di Goffredo Parise nel 1963. Sono gli anni del twist, della minigonna, delle prime donne in politica e negli uffici; gli stessi anni in cui al microfono di Pasolini gli italiani confessano le proprie integrità morali e meschinità amorose, discutendo nei “Comizi d’amore” di matrimonio e tabù sessuali, doveri coniugali e divorzio, ma nonostante questa smania di emancipazione l’antica regola del “si fa ma non si dice” resta ancora la più sicura e forse la più comoda da seguire. Attraverso l’occhio impietoso di Parise riusciamo a spiare le prime ore di matrimonio di Romana e Glauco che, inconsapevoli e con ancora il riso tra i capelli, stanno per conoscere a loro spese cosa vuol dire amare, essere sposati, essere in due.
In quest’ottica il nido d’amore descritto tanto dettagliatamente dall’autore diventa uno spazio stilizzato ed essenzialissimo, stranamente asettico, chiuso ermeticamente agli occhi indiscreti del mondo pettegolo e bacchettone che sta fuori; una casa impervia e incombente che si fa palcoscenico di un amore malato in cui le atmosfere da commedia borghese lasciano precipitosamente il posto al più paradossale dramma assurdo in cui amare e dominare diventano sinonimi. Un gioco morboso a cui all’inizio i protagonisti tenteranno di sfuggire per poi arrivare ad accettarlo, a desiderarlo ed infine, inevitabilmente, a pretenderlo.
liberamente tratto da “La moglie a cavallo” di Goffredo Parise
adattamento teatrale Giodo Agrusta e Daniele Menghini
regia Daniele Menghini
con Giodo Agrusta, Cristina Daniele, Daniele Menghini, Ludovico Rohl
scene Manuel Menghini
costumi Le sartoriali di Vichi e Orti
trucco Maria Chiara Tascini
acconciature Michele Trentini, Diego Piccioni
suoni Saverio Mariani
foto Eleonora Proietti
aiuto-regia Amedeo Carlo Capitanelli