Marta Del Grandi

Marta Del Grandi
Until We Fossilize
in concerto

Sotto i noci del bosco Lorenzani, Pieve Saliceto

Until We Fossilize è l’album di debutto di Marta Del Grandi, un disco che vede coesistere stilemi folk-rock, atmosfere Lynchiane e arrangiamenti che richiamano le colonne sonore di Morricone. Inclassificabile con precisione, Until We Fossilize scavalca i confini fra generi e stili, si fa abitare da influenze musicali e culturali di paesi lontani e vicini, quelli attraversati e vissuti da Marta in molti anni e dai quali l’artista crea una narrazione sonora dai confini esoterici e impalpabili.

Il disco, uscito per l’etichetta britannica Fire Records, è presentato come un dipanarsi del tempo e della distanza; un viaggio mozzafiato dall’Europa continentale alla West Coast americana degli anni ’60, fino all’Estremo Oriente e ritorno, consegnato come colonna sonora indecifrabile e colma di fascino da un cantante dalla voce eclettica e accattivante. Una gemma autoprodotta piena di distici che affermano la vita e svolte drammatiche su sintetizzatori elettronici, strutture classiche e onde sonore ambientali. Moderno e ancestrale allo stesso tempo.

“Eerie, beautiful and a little foreboding.” Brooklyn Vegan
“She’s managed to make a record full of emotions, while sticking to minimalism and subtlety. A very rare combination which only the greatest, cleverest musicians are capable of”. Europavox
“Bucolic yet often emotionally complex, her songwriting – patching electronic synths against ambient elements with a touch of modern classical – seems to tap into areas beyond words.” Clash

voce, chitarra, sintetizzatori Marta Del Grandi
viola e elettroniche Federica Furlani
voce e sintetizzatori Gaya Misrachi

Appunti sul paesaggio
Bosco Lorenzani, Pieve Saliceto di Gualtieri

Il Noce e La Noce, l’albero e il frutto, così uguali e così diversi.
Qui si entra a tutti gli effetti nel mondo della magia, benefica e malefica. Un lungo viaggio che parte da un mito Dionisiaco, passa sui cieli notturni del solstizio estivo, rievoca il lato oscuro della Luna fino a giungere nel Nocino. Quando Dioniso passò col suo corteo di satiri e menadi dalle parti della Laconia, conobbe Caria, una delle tre figlie del re Dioneo. Fu amore furente. Le sorelle invidiose infastidivano alacremente gli innamorati, finché Dioniso le fece impazzire e infine le tramutò in rocce. Caria ne morì dal dolore e Dioniso se ne rattristò. Per Amore Dioniso trasformò Caria in un bianco noce, ma sebbene fosse un Dio non ebbe il coraggio di avvisare i genitori della sorte delle figlie. Ci volle l’intervento della multiforme Artemide, che raccontò come mai le figlie erano scomparse e Caria era quel noce solitario in giardino.
Dioneo e la moglie onorarono Artemide facendo erigere un tempio le cui colonne dovevano essere di noce e scolpite con l’immagine di Caria con in testa un cesto di frutta. Oh ecco la Cariatide!
Un albero solitario che nell’antichità era stimato “nocivo”. Nelle radici del noce circola peraltro una sostanza amara alcaloide, la iuglandina, che può provocare l’avvelenamento del terreno e la conseguente morte di altre piante.
Il culto di Artemide Caria si diffuse anche in Italia e sopravvisse nelle campagne nei riti di fecondità, nonostante i divieti cristiani, fino oltre al ‘600. Con il dominio dei Longobardi divenne famoso il Noce di Benevento, in cui esistevano reminiscenze dionisiache e artemisie, con balli sfrenati di demoni e streghe, che arrivavano volando dentro l’aria dopo essersi unte il seno e le ascelle:

unguento unguento
mandame alla noce de Benevento
supra acqua et supra vento
et supra omne maltempo!!!

Artemide-Diana volava di notte sopra i campi a cavallo di un bastone di noce per fertilizzare i campi. Non c’era verso di togliere questa credenza, allora si pensò di associarla alla Befana, la strega Artemide-Diana, che al Solstizio d’inverno portava doni (fecondità) ai bambini.

Il frutto, la noce, viene raccolto acerbo tra il 20 e il 25 giugno a cavallo del solstizio estivo, quando sembra che il sole sia fermo nel cosmo. Solo bacchiando le noci con il legno faranno ottimo il Nocino.
Ma attenzione la noce è anche simbolo sacro di Cristo e della testa umana: Mallo-Carne, Guscio-Cranio, Gheriglio-Cervello, assimilazione che ebbe una certa fortuna in medicina.

Buon viaggio e buon volo a tutti i presenti.

Gianluca Torelli

Quando
domenica 26 giugno
ore 21.30

Dove
Pieve Saliceto, Bosco Lorenzani.
Per conoscere la posizione clicca qui.
Per sapere dove parcheggiare clicca qui.

Durata
70 minuti

Informazioni utili
Il pubblico per questo appuntamento è invitato a sedersi a terra.
Può essere utile portare un telo da casa.

Biglietteria / Prenotazioni
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