Il Teatro Sociale di Gualtieri
dal 2009 a oggi
Il presente
Il Teatro Sociale di Gualtieri
dal 2009 a oggi
Il Teatro Sociale di Gualtieri, per le possibilità offerte dalla sua struttura e grazie ai lavori portati avanti dall’Associazione che l'ha riaperto, oggi è uno spazio unico, sperimentale e flessibile, dedicato alle arti performative contemporanee, nel guscio di un teatro all’italiana d’inizio ‘900.
Il teatro oggi
Il Teatro Sociale di Gualtieri è stato riaperto al pubblico nel 2009 dall’Associazione che ne porta il nome, dopo quasi 30 anni di abbandono. Nei primi anni ’80, in seguito a importanti lavori di consolidamento strutturale, il teatro è stato privato completamente del palcoscenico: questa mancanza, che impedisce un utilizzo convenzionale dello spazio, può essere considerata un notevole limite; nella realtà essa apre molte più possibilità di quelle che chiude. Il Teatro Sociale di Gualtieri, oggi, è un teatro “rovesciato” che permette utilizzi differenti, uno spazio flessibile per le arti performative contemporanee nel guscio di un teatro all’italiana di inizio ‘900.
Un teatro rovesciato
La platea convenzionalmente adibita al pubblico diviene a un tratto il palcoscenico per gli artisti; nell’area dove un tempo vi era il palcoscenico sono portati improvvisamente gli spettatori. È un rovesciamento fisico e concettuale allo stesso tempo. La struttura a palchetti del teatro si trasforma in scena fissa come era nei primi teatri del Cinquecento, dal Teatro Olimpico di Vicenza di Palladio al Teatro di Sabbioneta dello Scamozzi. Le performance degli attori si sviluppano ora, oltre che sul piano orizzontale, anche su quello verticale.
Siamo di fronte ad una rifunzionalizzazione eterodossa e dissacrante del teatro all’italiana mossa da un’idea altra del fare teatro. Il ferro di cavallo viene piegato verso nuove forme di utilizzo, la rappresentazione perde i connotati di piccolo rito borghese per acquisirne immediatamente di nuovi. Ribaltare di colpo lo spazio teatrale diviene un modo per instaurare un nuovo rapporto dialettico con la storia ripensando in chiave contemporanea il teatro all’italiana, un modo per ricomporre il dissidio tra i teatri storici e le forme attuali del fare teatro.
foto navigabile 360° – 2019, Teatro Sociale Gualtieri, stato di fatto
Per altri versi, un teatro flessibile
Nell’ottica di mantenere il Teatro Sociale di Gualtieri aperto alle multiformi esigenze del teatro contemporaneo è stata prevista anche la possibilità di un utilizzo degli spazi nel verso “tradizionale”, con il pubblico di nuovo seduto in platea e gli artisti su moduli praticabili nell’area dove un tempo stava il palcoscenico. Anche in questo caso sullo sfondo si sviluppa una sorta di scena fissa col magnifico arco a sesto acuto che titanicamente regge il peso del tetto, mentre le antiche strutture murarie del Palazzo divengono quinte naturali. Ne risulta l’immagine di un teatro destrutturato.
Le strutture sceniche per luci, audio e regia sono state studiate per potersi rovesciare e consentire il passaggio da un verso all’altro molto velocemente, tanto che a volte sono gli artisti stessi, poche ore prima dell’inizio della rappresentazione, a scegliere come utilizzare lo spazio per lo spettacolo da presentare.
Alternativa a un restauro totale
Alla scelta del ribaltamento si affianca quella di mantenere il Teatro Sociale nell suo stato attuale, non solo evitando di ricostruirne il palcoscenico, ma evitando qualunque opera di restauro delle decorazioni, dei velluti, degli intonaci, ed ogni intervento teso a riportare il teatro alle sue condizioni primigenie, con processi che rischiano fortemente la falsificazione.
Il Teatro Sociale di Gualtieri appare esploso, come fosse stato sventrato da un bombardamento in tempi di guerra. Restaurarlo per ridargli la veste di un tempo non soddisfacendo altro che la nostalgia, può essere rischioso: ci si potrebbe trovare tra le mani la tassidermia di un teatro, invece che un teatro nuovamente vivo, nuovo fra le tracce delle storie che lo hanno segnato nel tempo.
Tutti gli interventi portati avanti dall’Associazione che ha riaperto il Teatro Sociale di Gualtieri si configurano dunque come interventi di “riabilitazione funzionale”, progettati non per modificare le attuali condizioni dello spazio teatrale, ma per trarre da questo la massima flessibilità, tutti i possibili utilizzi.
“Quando si restaura un teatro in rovina, abbandonato o totalmente distrutto dal fuoco bisogna mantenerlo identico? In passato teatri come quelli di Francoforte, Brest, Barcellona, Venezia, Bari ecc. sarebbero stati restaurati? Il Théâtre des Bouffes du Nord a Parigi e l’Harvey/Majestic a New York verranno un giorno restaurati? Alla lunga la distanza tra il mondo contemporaneo e l’estetica di questi teatri d’altri tempi andrà aumentando, e un giorno molti non saranno probabilmente altro che musei.”
Jean-Guy Lecat
Jean-Guy Lecat, scenografo e collaboratore di alcuni tra i più grandi drammaturghi e registi del mondo da Beckett a Dario Fo, da Ronconi a Peter Brooks, pronunciava queste parole durante le giornate di studio di Architettura & Teatro, convegno tenutosi a Reggio Emilia dal 2004 al 2006 al Teatro Cavallerizza. Lecat metteva in guardia rispetto ai rischi di quelli che potremmo definire “restauri totali”, che altro non sono che veri e propri processi di museificazione. La volontà di difendere il teatro da restauri totali non significa però opporsi ad opere di restauro parziali, a consolidamenti, a una progressiva rifunzionalizzazione degli spazi e delle strutture del teatro.
Nel convegno Architettura & Teatro oltre i problemi del restauro, furono discusse le caratteristiche che dovrebbero avere i teatri per ospitare gli spettacoli di oggi. Furono analizzati, tra gli altri, proprio i problemi legati al fare rappresentazioni contemporanee nei teatri all’italiana. In particolare la tipologia del teatro all’italiana, con platea, palchetti e palcoscenico presenta una separazione tra pubblico e scena che il teatro contemporaneo ha già demolito da tempo.
A Gualtieri, utilizzare il teatro a rovescio può essere un modo per risolvere anche questo problema: facendo digradare l’assito ligneo della platea sino al piano di calpestio dove un tempo sorgevano le strutture di sostegno del palcoscenico e dove ora vengono disposte le poltrone, si elimina ogni barriera tra sala e scena, si mettono in relazione diretta performers e spettatori, senza soluzione di continuità.